Alessandra Porfidia nasce bene, all’Accademia di Belle Arti di Roma sotto la guida di Emilio Greco, con una tesi su Henry Moore ed una volontà di acciaio. Ancora lontana dai trent’anni, ha già acquisito una posizione indipendente tra gli esponenti della più giovane generazione di artisti operanti a Roma. Incide, dipinge e scolpisce. Nella scultura si è cimentata con la terracotta, il cemento, la cera, il bronzo, la resina e la pietra. In partenza i maestri ideali sono stati Moore e, in pittura, Matisse, ascendenti che hanno influenzato il mondo di forme e di colori della giovane artista, e che sono in esso ancora presenti compiutamente assimilati nel suo immaginario.
Attenta e decisa, dotata di intelligenza speculativa e di muscoli da braccio di ferro, turbata alle volte da inattese timidezze ed allo stesso consapevole dei suoi valori di artista emergente, distinta dalla pletora di quanti altri cercano senza senso di orientamento una loro strada, ansiosa e pervicace, sperimentatrice curiosa di tecniche nuove, dedita alla incessante ricerca ed in possesso già dì un mestiere sapiente, programmata ma anche – fortunatamente – esposta agli entusiasmi e alle incertezze della giovane età, Alessandra Porfidia è una promessa in parte già mantenuta, una scoperta già codificata dall’attenzione e dall’interesse dei critici e dei collezionisti.
Le sue prime sculture proponevano ricerche di volumi nell’ambito di una figurazione stravolta e drammatica. Le sue più recenti opere, in acciaio, appaiono invece più legate ad un segno grafico che tende all’astrazione, dove però la forma conserva una determinante presenza: figure-paesaggio che sono una scenografia ideale e che hanno una loro istanza monumentale anche quando realizzate in piccolo formato. Che non è però quello preferito dalla Porfidia, per ispirazione e vocazione attratta dalla grande dimensione. E sono appunto le sue opere di grandi dimensioni clic vengono ora esposte in questi “Incontri al Castello”, giunti alla loro terza edizione nel Complesso Monumentale del Castello di Montecchio Vesponi, nell’ambito delle manifestazioni culturali indette dal Comune di Castiglion Fiorentino, aperte nel 1987 dalle sculture – totem e dalle composizioni fotografiche di Sinisca che con il suo noto spirito pionieristico ha tenuto a battesimo culturale il Castello, e proseguite lo scorso anno con le sculture in ferro e le fotografie di due artisti umbri: Marcello Mazzoli e Sante Castignani.
Alessandra Porfidia è la più giovane degli artisti fino ad ora presentati e merita di essere la protagonista unica di una manifestazione d’arte, dopo le varie importanti collettive alle quali ha partecipato, delle quali l’ultima – organizzata dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Roma a Campo Boario nell’ottobre-dicembre 1988 – ha visto la sua opera presentata dalla critica d’arte che l’ha seguita dagli inizi della sua carriera e che anche in questa occasione ha aderito all’invito di proporla al pubblico di Castiglion Fiorentino: Lorenza Trucchi.
Carmine Siniscalco