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Territori del sentire, la nuova mostra di sculture di Alessandra Porfidia nei Giardini delle Serre di Villa Reale di Monza, si colloca in perfetta sintonia con la bellezza e l’armonia di un luogo straordinario, creando un insieme di grande suggestione ed emozione.
In un sapiente equilibrio di arte e natura, il percorso della mostra rispecchia l’intento dell’artista di dialogare con l’ambiente nel suo pieno rispetto: «Ho immaginato l’itinerario come una passeggiata – dice Porfidia – un percorso scandito da incontri che accompagnino il visitatore e facilitino una riflessione sull’oggi e sul sentire».
Il titolo della mostra, Territori del sentire, vuole essere un richiamo alla nostra capacità e possibilità di sentire, contro l’anestesia proclamata di tanta arte contemporanea. Quel sentire che è anche un aspetto fondamentale della convivenza, con gli altri e con l’ambiente. I “Territori” richiamano una produzione importante di Porfidia dello scorso decennio, i Bianchi Territori, serie di pannelli scultorei ispirati a paesaggi visti dal treno, ambienti materici ma anche territori mentali.
Le sculture esposte nei giardini della Villa costituiscono un gesto umano fisso, all’interno di una natura che è vita, movimento, trasformazione. Ma vi è una osmosi tra i due elementi, la natura completa la scultura e viceversa. Le sculture di Porfidia hanno anch’esse un movimento, un dinamismo interiore. Il vuoto che le anima è come il motore pulsante, il centro da cui originano le forme. Il vuoto è l’assenza, l’apertura, che è fonte di movimento e di vita. Come scriveva Lorenza Trucchi già nel 1999 a proposito del lavoro di Porfidia, «Caratteristica precipua è un’idea germinale di natura. Tutte le opere variamente realizzate partono infatti da un nucleo, una cellula, un seme, ovvero da una forza centrifuga che esplode, si apre, fiorisce».
La mostra è costituita da due nuclei fondamentali di opere, distinti cromaticamente. Il primo nucleo, a sinistra entrando, viene sviluppato in tre nuove sculture dalle forme bianche, aperte. Al centro una sorta di Libellula gigante, lunga più di 5 metri, fuoriuscita dal terreno, come se galleggiasse, con tanto di scivolo. Una forma libera, in armonia con la natura. Ai lati Thelos I e Thelos II, composti da due elementi vicini, in colloquio, o che si abbracciano. Due mondi che si incontrano.
Il secondo nucleo, a destra, è composto da una serie di Strutture in acciaio nero, poggiate su un basamento quadrato, anch’esso nero, circondato da cerchi di sassi bianchi. La più grande, Flusso-struttura-ambiente, è un progetto ambientale dal flusso dinamico, aperto. Le altre strutture sono più compatte, all’interno di una geometria rigorosa, come Struttura musicale, On Vacuum, dove la dialettica dei pieni e dei vuoti è estremamente evidente, e Composition, che si apre verso il cielo.
A questa contrapposizione cromatica di bianco e nero fa da sfondo il verde dei Giardini, che accoglie e sostiene il tutto.
Le nuove sculture sono realizzate in un materiale tecnologico innovativo, il composito di alluminio Alucoil Larcore da 2 cm, un nuovo materiale di recupero e riciclabile che dà luogo a strutture forti e nello stesso tempo leggerissime. Sostenibilità e responsabilità applicate alla ricerca artistica significano anche far riferimento a materiali nuovi, coniugati a materie di recupero industriale e a materiali naturali, in una libera visione poetica. Il tema dell’“immaginazione sostenibile”, caro a Porfidia, si delinea così come possibilità di suggerire altri sguardi, nuove relazioni, nel rispetto e nell’armonia di natura e artificio, in un processo di trasformazione.
Continuando il percorso della mostra, troviamo un albero in marmo bianco su basamento nero, molto segnato a terra, che dialoga con gli alberi della Villa e con gli elementi di recupero, sagome arrugginite che possono far pensare a dei tronchi, a una foresta arida, senza acqua. Più in là, una Stele in feltro e gomma alta 5 metri.
Sull’altro lato, un intervento a terra, un territorio bianco e acciaio con un corso d’acqua al centro, bordato da linee di sassi. Una sorta di giardino zen, un paesaggio di suggestione orientale che rielabora Ambienti scultorei, l’installazione ambientale esposta da Porfidia a Roma nel 2007 all’interno dello spazio dello Studio Arte Fuori Centro. Ma ora l’effetto è completamente diverso: il giardino artificiale, scultoreo, al di fuori del tempo e del contingente, è qui inserito all’aperto, in dialogo con il territorio circostante dei giardini della Villa.
Sullo sfondo, interessanti sculture di riciclo, create con materiali di recupero: una benna con le lame alzate che crea solchi nel terreno arido, delle stele-tronchi arrugginiti, una cascata, un assemblaggio.
In tutte le opere esposte, sia ai Giardini delle Serre di Villa Reale sia in altri centri espositivi di Monza dove la mostra si diffonde, ritroviamo la stessa ricerca, la stessa cifra poetica, espressione di coerenza, rigore, passione e fantasia gioiosa.
Fiorella Bassan